GENITORI CHE FATICA! 

di Monica Guarise – Ifrep Mestre

 

Sono sempre di più i richiami che la società fa ai genitori di pensarsi e prendersi cura del ruolo che hanno. Vanno a scuola ad accompagnare il figlio, e subito l’insegnante li confronta sul comportamento o sulle lacune del  protetto; vanno a catechismo a prenderlo, e la catechista annuncia che il figliolo non è adatto all’iniziazione spirituale; parlano con l’allenatore di calcio, di nuoto o di basket e questi inizia a sfoderare tutte le qualità che il cucciolo potrebbe avere per diventare un campione… solo se si impegnasse  un po’di più…

Un bel dire… pensa il papà di turno… in cosa ci aggiustiamo?, si preoccupa la mamma in ansia…

Stefano Denna ci ricorda che “non basta avere un piano per essere un pianista”, così come non basta avere un figlio per essere un buon genitore.

Eppure, molto viene chiesto loro e spesso si pretende, di volta in volta, che si trasformino in coach, insegnanti di ripetizione, catechisti, autisti, il migliore amico di tuo figlio, del figlio di tuo figlio, di diventare una centralina di sorveglianza,  di essere masterchef, se no la minestra non la mangia…uff che fatica! L’infanzia dovrebbe essere il tempo in cui

“Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto:

  1. A essere contento senza motivo.
  2. A essere sempre occupato con qualche cosa.
  3. A pretendere con ogni sua forza quello che desidera.”(P. Cohelo).

Invece l’Infanzia, si sta trasformando sempre di più, dice Daniele Novara, “in una malattia”, qualcosa di cui doverci iper-occupare, pena la minaccia che qualcosa vada storto… non ci si gode più dell’infanzia dei nostri figli!! Bisogna restituire ai genitori, agli insegnanti il potere si di educare ma soprattutto la bellezza di godersi i bambini, di stare con loro con piacere, di aver voglia di vederli ridere e di ridere con loro… se no diventa luogo di fatiche, lavoro in trincea, il braccio destro della Neuropsichiatria!

La domanda allora che possiamo porci è “chi si prenderà cura di chi si deve prendere cura della felicità di un bambino?”

Ariette Slade (2010), ricercatrice e terapeuta dei bambini, ci propone una provocazione: se non aiutiamo i genitori, il nostro lavoro con i bambini può risultare vano.

Dal 2014 l’Ifrep sta tentando di offrire ai genitori la possibilità di avere uno spazio proprio per imparare a godersi dei loro figli attraverso il LABORATORIO a sostegno della genitorialità, una sorta di Centro di Prevenzione e Intervento (Ce.P.I.) su misura per genitori. I professionisti che possono seguire i genitori, sono colleghi che si sono specializzati al Master sulla genitorialità che è organizzato dall’Ifrep della durata di due anni.

Il master prevede di potersi avvicinare ai contenuti più recenti in materia di genitorialità, passando dall’analisi delle conversazioni con l’Analisi Transazionale Socio-cognitiva (ATSC), all’uso della videoregistrazione  per cogliere aspetti non risolti o risorse da potenziare nelle interazioni, ad avere strumenti per risolvere problematiche del Parenting o fare un lavoro profondo e breve con le aree non risolte dell’ infanzia del genitore. Ma soprattutto il Master, vuole offrire ai professionisti, uno sguardo nuovo sui genitori, persone che hanno bisogno sì, di riscoprire e sperimentare il loro potere di educare, ma soprattutto il piacere di essere genitore e non solo la fatica, attraverso la riscoperta di sè come persone uniche e meritevoli di attenzione ed accettazione, di ristoro e di rispetto per le fatiche, per i propri bisogni e di sperimentarsi come capaci di capire e mentalizzare il proprio figlio, di  non sentirsi in colpa o in difetto, ma viaggiatori per mano con i loro figli alla scoperta di quel bambino nascosto dentro di loro, che non aspetta altro di godersi un po’ la vita e la  propria famiglia.

Il Master offre anche strumenti specifici per “riparare” il minore con interventi mirati, là dove è necessario diventare un aiuto vicario ad una genitorialità temporaneamente in difficoltà. Per chi desidera curiosare su mete, obiettivi e contenuti del Master può andare sul sito dell’Ifrep e trovarci tutte le informazioni.

Abbiamo un desiderio: curare i genitori affinchè possano curare i loro figli.
Abbiamo una speranza: educare i professionisti a far sì che il genitore sia il miglior“terapeuta” per il proprio figlio.
Abbiamo un sogno: poter dire che, “non solo ogni uomo e’ stato bambino, ma ogni bambino ha avuto la possibilità di diventare uomo”.

Questo sonetto, è l’incipit del Master dell’ifrep: è speranza e allo stesso tempo l’obiettivo a cui miriamo… accompagnare i genitori a sentirsi bene nella propria pelle… il miglior regalo che possiamo fare a tutti i bambini del mondo!

Monica