Psicolibrando – 1

Riflessioni teoriche e declinazioni operative

di Monica Guarise – Ifrep Mestre

 

Nel panorama recente, dei miei amati amici libri ho trovato molto utili e preziose tre pubblicazioni diverse tra loro, ma con il denominatore comune di offrire accanto alla riflessione teorica, una declinazione operativa molto chiara, che restituisce un sano senso di sentirci contenuti nella prassi e sui nuovi passi che intendiamo impratichire quando vogliamo imparare una nuova tecnica o esplorare un nuovo modello.

Emdr e dissociazione: l’approccio progressivo, di Anabel Gonzàlez e Dolores Mosquera, ed. Fioriti 2015.

All’interno dell’Ifrep, vengono proposti corsi di 1° e 2° livello di Emdr sia per i docenti che per gli ex allievi, curati dal Prof. Roger Solomon aprendo un mondo molto interessante, su memorie, connessioni e traumi. Alcuni di questi traumi, soprattutto nel Disturbo da Stress Post Traumatico da Stress Complesso, rimangono freezing, dissociati e risulta molto complesso accedervi, anche nel lavoro con l’Emdr. Utilizzare la terapia Emdr solo per la rielaborazione dei traumi, rappresenta l’approccio tradizionale ed è un intervento potente, ma l’Emdr ha molto di più da offrire. Questo libro si propone di espandere l’applicazione delle procedure Emdr evitando di ridurne l’applicazione solo a situazioni cliniche con pazienti in grado di installare il posto sicuro, di mettere in campo le proprie risorse e che hanno una buona regolazione emozionale e un sufficiente sostegno sociale. Questo testo offre numerosi esempi di interventi con pazienti dissociativi (Van der Hart, Nijenhuis & Steele, 2006) orientati principalmente alla stabilizzazione dei conflitti interni, al dialogo e all’integrazione tra le parti e al rinforzo della capacità di autoregolazione emotiva delle parti adulte. Troviamo però dei contributi , che anche se non si è interessati all’uso dell’Emdr, risultano comunque molto utili, come nei capitoli dedicati al fare attenzione alla relazione terapeutica tenendo conto delle falle evolutive e delle conseguenti “fobie dissociative” (cap. 8) di cui tener conto nel processo terapeutico (capitolo 10), o come migliorare le funzioni mentali di ordine superiore con interventi di mentalizzazione, mindfulness e lavoro sul rendere l’Adulto del paziente presente e responsabile nella cura di sé (procedura del Loving Eyes) e con interventi psico-educazionali (cap. 6 e 5).

 

La neurobiologia della terapia focalizzata sull’attaccamento. Migliorare la connessione e la fiducia nel trattamento dei bambini e degli adolescenti. J.Baylin e D.Hughes (cur. Da S. Perrone) edito da Istituto Scienze Cognitive, 2017

Ho potuto conoscere personalmente ad un seminario Daniel Hughes e ne sono rimasta folgorata: questo nonnino bianco di capelli mostra un’energia e una compassione nel suo approccio che lascia incantati tutti. E’ capace di portare un ragazzino politraumatizzato e che si è fatto fuori non so quanti terapeuti per il suo blocco dell’attaccamento, mettendo a dura prova i genitori adottivi, ad un’abreazione nel giro di quindici minuti! Usa il metodo P.A.C.E. acronimo che sta per Play (giocosità), Acceptance (accettazione), Curiosity (curiosità) ed Emphaty (empatia). Con questi quattro ingredienti questo maestro, ci insegna a condurre delle “conversazioni”, come le chiama lui, per aiutare bambini ed adolescenti con il blocco della fiducia e dell’attaccamento. Non usa giochi, non usa disegni, ma usa la voce, la sua faccia ed il corpo come un gioco (play), stimola curiosità e accettazione per le difese, provoca alleanza usando la voce in modo magistrale, seguendo i consigli di S. Porges, per cui la prosodia della voce, può raggiungere l’orecchio medio e da lì mandare impulsi al cervello come segnali sicuri o non sicuri di come sta andando la relazione.

Il testo esplora come il modello di terapia familiare focalizzata sull’attaccamento funziona a livello neurale. La ricerca sull’infanzia e sul trauma dello sviluppo, ci offre nuove intuizioni – e nuovi potenti metodi – per aiutare i bambini trascurati e inesorabilmente bloccati a ritrovare fiducia in se stessi e nelle relazioni. Gli autori perciò ci offrono gli strumenti necessari per fornire un trattamento, esperienziale e riflessivo, rivolto a bambini e adolescenti fortemente traumatizzati e che possono essere resistenti alla terapia, ritirati o aggressivi. Vengono, inoltre, discussi principi e strategie di psicoterapia e genitorialità che utilizzano l’attaccamento e il ruolo dell’intersoggettività per cui risulta utile non solo per seguire il modello con le famiglie in sedute congiunte genitori -figli, ma anche per aiutare con interventi di psicoeducazione i genitori da soli in consultazione.

 

Teoria della regolazione affettiva. Un modello clinico. D. Hill. Milano: Raffaello Cortina, 2017

E’ un testo molto fruibile nella lettura che tiene al centro l’importanza di imparare a regolare l’emozione per ottenere un funzionamento ottimale. E’ diviso in quattro parti: passando dalla teoria dell’attaccamento, viene affrontato nello specifico ciò che si intende con “modello corpo-mente” e dell’importanza del lavoro con l’emisfero destro, unendo la prospettiva psicoanalitica della teoria del Sè con i nuovi studi sulla biologia della regolazione degli affetti. Si avvale dei contributi di A. Schore e di Fonagy, in particolare per dare enfasi al concetto di mentalizzazione come valenza fondamentale per una regolazione degli affetti.

Interessante nella terza parte risulta la presentazione della teoria del trauma e del concetto di disturbo psichico che viene inteso come mancanza di un’efficace regolazione affettiva, e quindi come una falla evolutiva del legame d’attaccamento da cui prende origine. La natura del trauma relazionale, che si affianca quindi alla specificità del pattern insicuro di attaccamento, determina la qualità del deficit di regolazione affettiva. Da ciò hanno origine la psicobiologia del trauma evitante, quella del trauma preoccupato e quella del trauma disorganizzato.

Nel nono capitolo ci si sofferma inoltre sulle condizioni di dissociazione cronica e grave, dovuta a condizioni di ipo o iper-arousal spesso perpetrate nel tempo. Il testo si completa con una carrellata dedicata ai disturbi di personalità che vengono correlati al trauma relazionale (in particolare vengono affrontati il disturbo narcisistico e il disturbo borderline). Infine, nell’ultima parte, troviamo la descrizione delle azioni terapeutiche che possono essere praticate, dando particolare enfasi alla relazione terapeuta-paziente come strumento essenziale per poter ri-organizzare il sistema di regolazione affettiva.

Monica