Per la sede di Cagliari, il cuore del convegno è stato focalizzato sul tema della dialettica tra libertà, limite e responsabilità nel lavoro terapeutico e con l’ATSC.

Il convegno è stato un momento molto ricco di spunti sul complesso tema della dialettica tra le libertà e responsabilità, ed è stato anche bello il ritrovarsi “a casa” con tanti colleghi. I sorrisi, gli abbracci, le condivisioni hanno arricchito la giornata e dato il senso di appartenere ad una comunità molto ampia e ricca di professionalità.

Le motivazioni che hanno spinto ad organizzare questo convegno sono state quelle sia di confrontarci su un tema così rilevante per l’ATSC e sia dar spazio alla creatività ed impegno professionale degli ex allievi. Quanta competenza e professionalità è emersa durante le relazioni!!

Il convegno si è snodato, dopo i primi saluti di benvenuto da parte del Presidente dell’Irpir, prof.ssa Susanna Bianchini e del Presidente dell’Ordine della Sardegna, dr.ssa Angela Quaquero, in due parti della mattina: una prima parte della mattina si è sviluppata intorno a due relazioni molto intense e ricche, quella di Susanna Bianchini e quella dell’invitato esterno, il prof. Vito Mancuso. Entrambe molto dense hanno poi suscitato un breve (per questioni di tempo) ma intenso scambio successivo. La seconda parte della mattina si è sviluppata con la relazione intensa e ricca di dati offerti da Davide Ceridono e Roberta Sanseverino.

Dopo un piacevole pranzo all’aperto accompagnati da una bella giornata di sole si è proseguito il pomeriggio con vari interventi, tutti molto interessanti e frutto di un lavoro intenso. Milli Corrias e Davide Devilla hanno presentato il frutto di riflessioni personali e scientifiche intorno al tema dell’accettazione di Sé come via verso il cambiamento; Rossella Barbarossa ha presentato, in chiave ATSC, la casa di Peter Pan, un progetto di vita condiviso per adulti con Disturbi dello Spettro Autistico; Annalaura Cadeddu, Daniela Viale, Pacini Francesca e Boi Laura hanno presentato un workshop dal titolo “Io e te nella relazione di cura” che ha riscosso grande successo. Successivamente Ersilia Cossu e Valentina Branca hanno presentato il loro lavoro rispetto ad un tema caldo in questo periodo in Italia “Flussi migratori: i confini tra cura e responsabilità di un intervento psicosociale di accoglienza e integrazione”. Valeria Deiana ha presentato “La cura della genitorialità per il benessere degli adulti di domani”; Laura Todde “Il sistema di sicurezza per la cura del minore vittima di situazioni sfavorevoli” ed infine l’intervento sulla dimensione religiosa e psicologica di Piovesan Emanuela e Del Maro Veronica, “Quale custode per le tue emozioni? Presentazione di un progetto d’intervento per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva”.

Il convegno è stato arricchito anche da interessanti POSTER, quello su come promuovere processi di crescita libera e responsabile nell’anziano attivo e quello sulla formazione come cura responsabile di chi si prenderà cura: l’esperienza clinica degli allievi all’interno dell’IFREP.

Tutti gli interventi del convegno sono stati apprezzati dagli allievi che hanno manifestato grande interesse soprattutto su relazioni che avevano una ricaduta pratico-applicativa. Anche se è stato limitato l’afflusso di esterni, il successo della giornata è legato al grande impegno e lavoro di tutti, ma in modo particolare al gruppo di docenti di Cagliari che hanno saputo miscelare grande disponibilità organizzativa e riflessione teorica.

La piacevolezza di alimentare i legami tra colleghi, scambiarsi “aggiornamenti” guardandosi negli occhi mantiene vivo il senso di appartenenza ad una comunità che è viva e ben salda nei valori della libertà e responsabilità.

Davide De Villa – Ifrep Cagliari

 

Riflessioni a margine sull’intervento del prof. Mancuso

di Sabrina Mameli – Ifrep Cagliari

Ho avuto la gioia di partecipare alla sessione mattutina del Convegno “La cura e la responsabilità” che si é svolto a Cagliari il 4 Novembre scorso. Davvero una possibilità per me di riapprezzare innanzitutto la nostra visione antropologica ed etica, la bella e sempre nuova competenza dei colleghi che hanno presentato le loro relazioni e la possibilità di integrazione del nostro modello con aspetti interessanti di altri modelli che possono aiutarci ad approfondirlo e renderlo ancora più ricco.

In questo appunto voglio soffermarmi su alcuni aspetti che mi hanno colpito della relazione svolta dal Prof. Vito Mancuso, invitato come ospite esterno, e che mi ha molto colpito. In particolare mi è piaciuto come egli ha descritto il suo concetto di Libertà, che mi pare stia bene a braccetto con il nostro modello, e che trovo corrispondente anche alla mia esperienza personale.

Mancuso parte dal concetto di Dialettica, spiegandone un’intrinseca tensione fra il legare e lo scindere, che è motore per l’evoluzione, per arrivare al concetto di Libertà, affermando che se non ci fosse dialettica, se tutto fosse normato dalla necessità, non ci sarebbe spazio per la libertà.

Dopo avere mostrato alcuni modi in cui la libertà é stata concepita nella storia e la continua e “dialettica” tensione, nelle diverse epoche, religioni, filosofie, fra il concepire l’uomo libero o soggetto alla necessità, definisce il proprio concetto di libertà e ne evidenzia degli stadi evolutivi.

Questa per me la parte più interessante.

Afferma che per lui la Libertà esiste e che essa consista nella capacità di consapevolezza, creatività e responsabilità. Subito queste parole mi richiamano gli Stati dell’io… Sta parlando di una integrazione, armoniosa, “dialettica” degli Stati dell’io?

Approfondisce dicendo che la Consapevolezza riguarda la mente: “Quando capisci che sei prigioniero lo sei ancora? O sei sopra le tue catene? Hai in un certo senso dominato il desiderio… Quando sei consapevole in un certo senso hai dominato la tua prigionia”. Anche qui il parallelo con alcuni concetti che ci sono familiari é subito evidente…

Creatività riguarda l’agire, passare dalle reazioni alle azioni, ha a che fare con la spontaneità del fare, da cui, afferma, sorga la civiltà umana.

E si chiede: questo favorisce o no il benessere psicologico?

Della Responsabilità afferma che abbia a che fare con il rispondere, l’aderire a ciò che si incontra.

“Questa è la meta dell’essere umano e il suo valore: essere consapevole, creativo e responsabile”.

Sottolinea che verso questa meta si può camminare e qualcuno vi giunge.

Passa quindi a descrivere una Scala della libertà, che riporto sinteticamente:

  1. Libertà come Liberazione da / negazione/ no
  2. Libero arbitrio: capacità di scelta, di ciò che si vuole.
  3. Responsabilità: non si sceglie più in modo indifferente, non é più ‘faccio ciò che mi pare’, ma diventa rispondere alle domande che la situazione ti fa, che il tuo corpo ti fa, gli altri ti fanno, considerando che la vita è intreccio di domande, che noi stessi siamo domanda
  4. Libertà come necessità di rispondere al bene, alla giustizia e quindi libertà che confluisce nella necessità.

Mi piace molto tutto questo perché da un lato credo faccia un tentativo di tenere assieme diversi aspetti dell’uomo, evolutivamente differenti ma tutti importanti, pur mostrando una meta che anch’io credo consenta una maggiore maturazione e dunque una maggiore felicità (mi va proprio di usare questo termine che a volte si teme di pronunciare).

La liberazione da, passando attraverso il libero arbitrio e la risposta a ciò che la realtà ci pone di fronte può giungere ad una adesione al Bene che rende l’uomo più uomo e dunque felice.

Credo questo si sposi sia con la nostra visione antropologica, sia con il nostro modo di concepire gli stati dell’io, sia con un modo di concepire il processo terapeutico che da un lato riconosce i passi che le persone fanno, dall’altro ha presenti delle mete che possono favorire il benessere psicologico e (perché no?) la felicità.

So che tutto questo per me oggi ha un gran valore per il momento di vita che sto vivendo, in cui sperimento esistenzialmente che, nonostante i limiti fisici che mi trovo ad affrontare e che mi costringono a non essere ‘autonoma’, vivo un’esperienza in cui mi sento libera aderendo in modo consapevole a ciò che la realtà mi pone difronte e da ciò ne scaturisce un’intensità di vita che ha il sapore della letizia e della felicità.

Questo per me sta dentro la consapevolezza di rispondere, rispondere, attraverso la realtà e le persone che mi accompagnano, a Qualcuno che percepisco come un Padre buono.

Mi piace riportare una bella postilla che il Professor Mancuso fa emergere durante il dibattito, riprendendo una bella domanda di Anna sul rischio di fermarsi agli aspetti emozionali dei desideri. Mancuso sottolinea che la libertà dai desideri può avvenire solo attraverso il desiderio: ‘il desiderio è l’essenza stessa dell’essere umano ‘(Spinoza) . Non credo nella repressione dei desideri, afferma. È vero che spesso siamo schiavi dei desideri, spesso imposti dall’esterno, ma, sottolinea, il desiderio può maturare solo attraverso un più alto desiderio.

E dice che questa è la grande educazione che va fatta: l’elevazione dei desideri verso un più grande Desiderio. E ci lascia, così, con una grande domanda:

Voi cosa desiderate? Qual è il tuo desiderio?

Io cosa desidero? Perché in quello che desideri tu sei, tu sei il tuo desiderio, tu sei la tua passione.

Porsi questa domanda e porla agli altri, afferma Mancuso, è la grande terapia, l’unificazione che porta l’essere umano ad essere maturo e a governarsi prima che governare.

Sabrina Mameli – Ifrep Cagliari