La scelta di continuare ad investire su me stessa

 

La scelta di intraprendere la scuola di specializzazione in psicoterapia è stata per me molto sofferta. Mi sono laureata ormai ben dodici anni fa, in attesa del mio primo bambino e con la consapevolezza che, seppure grata e soddisfatta di avere raggiunto l’importante traguardo della laurea prima del parto, quello fosse solo il primo di una ancor lunga serie di passi da fare. In questi anni ho lavorato nel contesto dell’educazione e della riabilitazione, ho dedicato molto tempo al mio ruolo di mamma, ho continuato l’iter universitario del tirocinio e dell’esame di stato e potevo pur dirmi soddisfatta visti i risultati raggiunti. Sentivo comunque di essere incompleta e di fronte alle richieste di aiuto che ricevevo dalle persone rimanevo interdetta, perché incapace di tradurre in pratica tutto quello che avevo studiato in teoria. Negli anni ho cercato delle risposte, ho frequentato un master in psicodiagnostica, ho partecipato a diverse giornate di apertura di vari corsi e scuole di specializzazione, ma non riuscivo a decidermi. L’impegno economico e soprattutto l’idea di dedicare ancora tempo e impegno allo studio mi bloccava moltissimo. Ricordo bene la partecipazione di due anni fa all’Open Class della Scuola di Specializzazione a Latina, nella quale veniva presentato dagli allievi stessi un trascritto riguardo l’esperienza con i loro clienti. Questo aspetto mi ha sorpreso enormemente, nessun’altra scuola o corso di specializzazione cui mi ero interessata offriva questa possibilità: cimentarsi prima come psicologi e poi come psicoterapeuti, durante i quattro anni della scuola di specializzazione, seguendo dei clienti con il servizio del Centro Clinico.

Ho apprezzato questa valorizzazione della formazione, perché da un lato siamo riconosciuti nella nostra competenza di psicologi, dall’altra, grazie alla presenza costante della supervisione didattica, ci sentiamo sostenuti dagli insegnanti, senza avere la sensazione di essere lasciati soli. Fondamentale per me è anche il confronto con i miei colleghi di corso, ognuno proveniente da esperienze lavorative e formative diverse, dai quali apprendo sempre molto e con i quali so di poter condividere i miei dubbi e i miei successi del percorso formativo. Ad un anno e mezzo dall’inizio della scuola, ora che sto vedendo già la mia seconda cliente in consulenza, posso dire che l’esperienza che sto facendo è di grande valore personale e professionale, innanzitutto perché ho modelli positivi cui guardare, che sanno coniugare personalità e tecnica, e mi spingono a trovare il mio modo personale di essere terapeuta. Certo è un percorso impegnativo, più si va avanti meglio ci si rende conto dei propri punti di forza e dei punti di crescita, ma è un percorso affascinante, fedele alla visione antropologica di chi ha pensato questa scuola, nella quale la dimensione umana di ogni persona non viene mai persa, iniziando da quella di noi allievi, è sempre centrale, muove l’interesse verso l’altro e rende questa professione “artistica”, poiché, a partire da una solida teoria di riferimento, è nella relazione con l’altro che possiamo intraprendere strade e percorsi sempre nuovi e più adeguati alle esigenze di ognuno.

 

Sara Ceglia, iscritta al secondo anno della SSPT di Latina