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Le Leggi per Essere Umano

di Emilio Riccioli – Sspig Palermo

 

Le Leggi per Essere Umano è un libro che dipana una conversazione e lo fa attraverso un dialogo serrato. Di fronte un biblista ed uno psicoanalista. I due interlocutori si interrogano e confrontano su un tema centrale e nodale, coinvolgendoci nella questione: da quale materia prende forma l’umano genere? Attraverso quali coordinate possiamo intercettarlo?
Due discipline, due mondi, due modi si avvicinano per pensare: disponendo di apparati diversi, con modalità differenti, correndo non pochi rischi, si confrontano senza cadere in dogmatismi di parte o appoggiandosi a comodi pensieri già pensati.
Facciamo una prima necessaria avvertenza: il lettore non troverà la voce ufficiale della psicoanalisi né della religione cattolica, perché non è di questo che si tratta: i due autori mettono al centro l’uomo, lo leggono come un testo, non danno letture orientate. Queste, semmai, vengono solo in un secondo momento, dopo che il tema è stato sviscerato, analizzato e discusso. Si assiste, leggendo, ad una costante costruzione dei concetti al dispiegarsi di un modo di pensare che presto coinvolge il lettore: le due diverse discipline sembrano fare eco l’una all’altra, illuminando di nuova luce concetti all’apparenza ormai opacizzati. I due saperi si ascoltano, si rispettano, si annodano e fabbricano un binario lungo il quale scorrono idee e questioni che riguardano il vivere e l’umano. Passo dopo passo, i due interlocutori animano un confronto tra le due discipline nuovo, così come non è mai stato: fluido, pacificato, rispettoso e serrato.
Nel corso degli anni, piuttosto, tra i due orientamenti si è instaurata una diatriba, molto probabilmente anche a causa dello stesso Freud il quale, ne L’avvenire di un Illusione (1927), aveva predetto che la scienza, avanzando, avrebbe reso superflua la religione (non si riferisce mai ad un tipo di religione, n.d.r.) con le sue credenze. Scrive infatti : ”Certamente la scienza non risponde in modo immediato a tutte le ansie dell’uomo moderno, ma «la nostra scienza non è un’illusione. Sarebbe invece un’illusione credere di poter ottenere da altre fonti ciò che essa non è in grado di darci» (Freud, 1927). Inoltre, pensava che l’uomo religioso si rivolge a Dio come il bambino a suo padre, da una una posizione embrionale, subalterna, infantile appunto.
Tutto questo non ha reso facile l’incontro e la discussione.
Ci ri-tentano A. Wenin e J.P. Lebrun, i quali si rifanno a due movimenti di pensiero singolari e sovversivi interni alle loro personali discipline: il primo, si riferisce alla tradizione di P. Beauchamp, un gesuita francese che amava dialogare con gli psicoanalisti come Denisse Vasse e che ha mostrato come attraverso un approccio antropologico la Bibbia possa rendere possibile un dialogo tra il suo testo e la realtà vissuta dagli umani. L’altro ha come punto di riferimento teorico J. Lacan il quale, com’è noto, ha attinto in più di un’occasione dal logos biblico per sovvertire la stessa ortodossia psicoanalitica del suo tempo. Valga come esempio il tema del Nome del padre (uno dei nomi del simbolico), per quotare la funzione orientativa paterna (ed il suo tramonto) nella società post-moderna.
E’ a partire, dunque, dai rispettivi background teorici che i due pensatori si interrogano su quali siano le coordinate principali, i parametri invariabili che possono rendere ragione dell’essere umano al di là dei cambiamenti culturali nei quali è immersa la sua esistenza. Il primo tema trattato, che dà anche il titolo al libro, è quello della Legge, intesa non come il luogo delle regole, del proibito o del confine, ma come ciò che struttura il vivente. Qui il volto della Legge è quello di istituire e rendere possibile una differenza, un dislivello nel tentativo di dare un ordine, di permettere all’uomo di differenziarsi dalla quota animale e biologica che lo abita. La Legge, presa da questo versante, si rivela identica a come è strutturato il Linguaggio e la Lingua che ne è una sua declinazione. Straordinarie, a nostro avviso, le pagine dedicate al rapporto tra Eva ed il serpente, nella quali i due autori ci accompagnano nello scoprire come il linguaggio possa essere manipolato e manipolativo e la Legge anziché essere la condizione di una vita, il punto pivot dal quale può articolarsi un progetto ed un desiderio di vita diventi invece frustrazione e/o una disperata mancanza.
A partire da questo caposaldo, gli A.A. affronteranno altri temi fondamentali dell’esistenza umana, quali l’invidia, la violenza, l’alterità e il femminile, argomenti scandagliati attraverso il mito, concetto che Lacan pensava essere la forma epica della struttura, ovvero, un grande racconto, una grande storia che dà cornice alla vita al soggetto umano e nella quale tutti si riconoscono.
Ma ciò che rende interessante questo libro a nostro avviso, al di là degli spunti continui che offre alla clinica, è l’avere messo in luce che il ruolo della religione e della psicoanalisi è quello di ricomprendere e tenere in considerazione ciò che sfugge radicalmente alla scienza. Lacan diceva che la psicoanalisi fa da “corteo alla scienza, con il compito di ricordarle quel che essa ha spontaneamente la tendenza a dimenticare” (cit. in A. Wenin e J.P. Le Brun, pag. 12, 2010). Lo scientismo imperante (una nuova forma del religioso), in sostanza dimentica che il soggetto umano non è riconducibile a schemi, protocolli e diagrammi di flusso. La scienza non può limitarsi a comunicare, deve ricordarsi che le sue conoscenze non esauriscono il reale e che c’è un vuoto (conoscitivo, ineffabile), uno spazio che sfugge alla comprensione, all’incasellamento: è lo spazio della vita, dei suoi ritmi non cadenzati ma scomposti, inediti, fuori logica o, almeno, della logica cosciente e razionale.
Per tali motivi in questo libro il lettore non troverà alcuna indicazione dogmatica, nessun passo procedurale proprio per lasciare un vuoto, per non renderlo saturo e permettere ad ognuno di bordarlo come meglio crede. Per dirla con J.P. Lebrun, l’alterità può essere avvicinata sapendo stare sul bordo di questo buco vertiginoso: ”questa vertigine è costitutiva del pensiero umano. Il pensiero umano è quello di un funambolo che si sostiene sul vuoto” (op.cit. pag. 130).

I due Autori, invitati dall’Università Salesiana, dialogheranno dal vivo il prossimo 26 Ottobre c.a. alle ore 16.00.

 

Emilio Riccioli

 

La Leggi per Essere Umano di A. Wenin e J. P. Le brun (Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2010)